“Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”
“Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza”. Così ci fa’ pregare il prefazio nella domenica che dà inizio alla Settimana Santa in cui la Chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita, a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme, attraverso la passione, fino alla risurrezione. La celebrazione della domenica delle Palme unisce e mette in luce insieme i due aspetti del mistero pasquale, il trionfo regale di Cristo e l’annunzio della sua passione.
Dopo la benedizione delle palme ci siamo avviati verso la nostra Cattedrale in processione, portando i rami d’ulivo in segno di festa e di acclamazione per Gesù, nostro Re, proprio come la gente di Gerusalemme. Gesù, però, rifiuta gli applausi facili e diventa Re morendo per noi sulla croce. Perciò la Chiesa pone al vertice della liturgia della Parola la proclamazione della Passione del Signore, quest’anno secondo la stesura dell’evangelista Marco, che mette particolarmente in luce proprio la rinuncia di Gesù al suo potere di Signore. Egli non sceglie la via della ricchezza ma quella dell’umiltà, perché riconosce in essa la volontà del Padre, realizzando così le scritture.
Il nostro Vescovo nella sua omelia ci ha esortati a celebrare la Pasqua con la stessa fede della donna che nel Vangelo unge i piedi di Gesù con il profumo di nardo, lei ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto il corpo di Gesù prima della sua sepoltura certa che dopo tre giorni Gesù sarebbe risorto vincendo la morte in modo definitivo.
La celebrazione della domenica delle Palme è strettamente legata ai successivi riti del Triduo Santo come un’unica commemorazione. Se quindi, oggi partecipiamo a questa celebrazione, nel portare a casa il ramoscello d’ulivo benedetto ricordiamoci che esso non è un talismano da usare contro possibili disgrazie ma il segno di un impegno serio e concreto per la nostra vita: vivere con la Chiesa la Passione e la morte di Gesù per condividere la sua Resurrezione.
A cura di: Antonio Battista – Jacopo Incollingo