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Domenica delle Palme: Commento al Vangelo

Domenica delle Palme e della Passione del SignoreLa Domenica delle Palme ci introduce nella grande Settimana Santa, la più importante e più ricca dell’anno liturgico: in essa celebriamo il mistero di Cristo morto e risorto per noi, mistero d’amore e di vita, nucleo della nostra fede. Il mistero pasquale è il centro dell’esistenza di Cristo, è il prezzo e l’epilogo glorioso della Sua missione di Salvatore universale.

La Settimana Santa, che culmina col gioioso Alleluja di Pasqua, si apre con la festosa accoglienza di Gesù a Gerusalemme. In questa Settimana, come oggi ci insegnano le tre letture bibliche, Gesù si rivela come il Messia della croce. Su quella croce, alla quale è stato condannato per aver vissuto e testimoniato la Misericordia di Dio, Egli manifesta la sua divinità e la sua misericordia che rifulge nel perdono del ladrone pentito e nella proclamazione del centurione romano, il quale riconosce il mistero profondo di quel Crocifisso ed esclama: “Veramente quest’uomo è il Figlio di Dio!”
Contemplando il cammino di Gesù verso la Croce, ripercorriamo con Lui le menzogne, i tradimenti e gli scherni con i quali il “mondo” ha combattuto e combatte la Verità e la Misericordia. Mentre ci apprestiamo a meditare questo dramma, la Chiesa ci mette tra le mani le palme da agitare con dolcezza per acclamare il Signore che vuole entrare nel mio cuore per riempirlo del Suo amore e donargli la libertà di amare, superando tutte le tensioni e le resistenze che si frappongono.

A Gerusalemme, la città santa pronta a celebrare la Pasqua, Gesù avanza su un puledro, come un re, mentre la folla acclama “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore” (Vangelo per la processione delle Palme). Ma questo trionfo e questa gloria si trasformano nella tristezza e nelle tenebre della morte più truce e infamante che la storia abbia conosciuto: la morte in croce. Dal clamore della Domenica delle Palme al silenzio del sabato santo per contemplare il più grande atto d’amore che la storia abbia potuto registrare: l’amore di un Dio appassionato che per gli uomini umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Il potere, allora come oggi, non perdona il trionfo di Cristo, lo condanna a morte e farà di tutto per estirpare anche l’ultima virgola del suo insegnamento perché non può accettare il suo appello alla libertà, all’amore, alla verità, alla vita vera.

Colui che viene accolto come re verrà incoronato con una corona di spine e le acclamazione di osanna si trasformeranno in grida di condanna: “Crocifiggilo!” E il Crocifisso – Colui che viene incoronato in modo burlesco, ma terribilmente reale – è niente meno che il Figlio di Dio, il Messia che vuole salvarci, vuole cioè trasformare gli angoli più bui del nostro cuore – ove si annida il rifiuto, il tradimento, la menzogna e la paura – in fonte di luce, di verità e di vita. Attende il nostro “sì”.

Commento: Prof.ssa Anna Maria del Prete