II Domenica di Avvento – Anno B – 10 dicembre 2017
(Is 40,1-5.9-11; Sal. 84; 2 Pt 3,8-14; Mc 1,1-8)
Carissimi fedeli, celebriamo oggi la seconda domenica d’Avvento. La prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia (40,1-5.9-11), ha per tema l’annuncio di una grande consolazione per il popolo di Israele, esiliato in Babilonia (dal 597 al 538 a.C.).Tale annuncio profetico è da datarsi verso il 540; il popolo eletto matura l’idea che la distruzione di Gerusalemme e l’esilio in terra straniera sono stati conseguenza del castigo di Dio per i suoi gravissimi peccati di idolatria e di ingiustizie; e pensa che il castigo meritato avrebbe protratto ancor più a lungo l’esilio; ed, invece, ecco la buona novella del profeta: “Consolate, consolate il mio popolo…la sua colpa è scontata” (40,1-2). Il profeta finalmente invita alla consolazione e a preparare una strada per un ritorno comodo e gioioso in patria; un ritorno inatteso per un popolo ridotto in schiavitù; per la strada appianata, Israele avrebbe fatto ritorno a casa e con lui si sarebbe manifestata la gloria del Signore, apportatrice di gioia e pace; il Signore si sarebbe manifestato come un trionfatore, come un sovrano potente, come un pastore attento alle necessità delle sue pecore, portando delicatamente gli agnellini sul petto. Queste immagini bellissime sono motivo di entusiasmo per quella gente, desiderosa di serenità e libertà!
Questa profezia, se da una parte, annuncia il ritorno insperato, che si rivela poi vero quando, nel 538 a.C. Ciro, re di Persia, lascia libero Israele di tornare da Babilonia a Gerusalemme; dall’altra, essa rimanda a qualcosa, che va ben al di là di quel ritorno storico, ossia al tempo messianico, pegno di libertà spirituale e di salvezza eterna!
Nel brano della seconda lettura, tratto dalla seconda lettera di Pietro (2 Pt 3,8-14), l’autore sacro si rivolge a quei cristiani impazienti nell’attesa del ritorno del Signore e quindi delusi per il suo ritardo; difatti, si era diffusa l’idea tra essi che il ritorno del Cristo fosse imminente; San Pietro, pertanto, cerca di spiegare il senso corretto dell’attesa del giorno del Signore, che certo verrà: non bisogna preoccuparsi di sapere l’ora precisa di questo ritorno, quanto invece prepararsi ad esso in modo adeguato! Tanto più che i cristiani pensavano che “il giorno futuro del Signore” sarebbe stato un giorno di giudizio solo per i propri nemici e non anche per essi! Così Pietro esorta a considerare che per il Signore “mille anni sono come un giorno solo” (v. 8) per cui quel giorno, tanto atteso, potrebbe essere ogni giorno della nostra vita e, quindi, il cristiano è chiamato ad impegnarsi per la conversione in ogni momento della propria esistenza! Del resto, il Signore ci attende sul cammino della nostra conversione; Egli “è magnanimo… non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (v. 9) e quindi di salvarsi!
In questo brano, San Pietro nel cercare di descrivere quel futuro “giorno del Signore” usa un linguaggio apocalittico, proprio del suo tempo; tale genere letterario, impiegato di solito per incoraggiare i credenti nell’attesa di un intervento straordinario di liberazione da parte di Dio per il suo popolo umiliato da circostanze storiche, viene qui usato, invece, per scuotere i cristiani dai loro dubbi e dalle false attese. Il ritorno di Cristo tarda a manifestarsi non perché Egli abbia dimenticato le sue promesse, ma perché, nella sua misericordia attende che tutti si convertano e si salvino; è questa la giustizia divina! L’immagine del fuoco, che distrugge il cielo e la terra perché siano rigenerati cieli e terra nuovi (cfr vv.12-13), sottende una radicale eliminazione dell’ingiustizia umana affinché si lasci il posto alla “giustizia”, quella divina!
La pericope evangelica di oggi, tratta dal vangelo secondo Marco (Mc 1,1-8), è l’inizio del vangelo marciano, chiamato da San Giustino “Memorie di Pietro”, poiché l’evangelista, discepolo ed interprete dell’Apostolo di Galilea, altro non fa’ che riflettervi in piena fedeltà il pensiero cristiano del suo maestro. L’origine del vangelo di Marco, scritto a Roma per ebrei e pagani convertiti al cristianesimo, è dovuta, come narra Eusebio di Cesarea, alle continue richieste ed esortazioni fatte all’evangelista da quei cristiani, che avevano avuto la grazia di ascoltare a viva voce la predicazione di San Pietro e che ritenevano opportuno fissarla in uno iscritto per il beneficio delle generazioni future dei cristiani. L’idea centrale che orienta e pervade il vangelo marciano è quella di rivelare Cristo come vero Uomo e vero Dio.
Il vangelo di Marco, rispetto agli altri evangeli canonici, si apre subito con la narrazione del ministero pubblico di Gesù; narrazione introdotta dalla figura del Precursore, Giovanni il Battista; in lui l’evangelista vede il compimento dell’antica profezia di Isaia (Is 40,3) : “… voce di uno che grida nel deserto” (Mc 1,3)! Il Battista annuncia una grande gioia per tutti: il Signore atteso e predetto dai profeti viene davvero; anzi è già venuto! A tale gioia ci si prepara con la conversione, espressa anche con un rito penitenziale, per avere il perdono dei peccati! Giovanni battezza presso il fiume Giordano! Nel suo annuncio, Giovanni dice che il Messia è uno più forte di lui, più grande, più importante; a suo confronto il Battista non è che una voce, un profeta, un precursore del Signore. Eppure questo Messia verrà a farsi battezzare al Giordano, si metterà in fila con i peccatori, come uno di loro! E poi… del Messia dice: egli possiede lo Spirito Santo, la forza di Dio; in Lui con la potenza dello Spirito Santo gli uomini saranno liberati veramente dai loro peccati.
Mentre negli altri sinottici, Giovanni Battista presenta un Messia giudice, che nel suo avvento purifica col “fuoco”, nell’evangelista Marco, invece, il Messia è presentato più come salvatore, rimandando la sua funzione di giudice all’ultimo giorno.
Ma bisogna aggiungere che la pienezza della gioia messianica annunciata da Isaia, Giovanni Battista, Marco e dalla Chiesa è ancora da attendere per quando ci saranno quei cieli e terra nuovi nei quali abiterà la giustizia in modo stabile e pieno.
Carissimi, il tempo liturgico dell’Avvento sia per noi un tempo propizio di riflessione e grazia per rinnovare i nostri impegni di cristiani, testimoni della gioia e collaboratori nella speranza per un mondo migliore di giustizia e pace nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore! Amen.