IV Domenica di Avvento – Anno B – 24 dicembre 2017
(2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal. 88; Rm 16, 25-27; Lc 1,26-38)
Carissimi fedeli, celebriamo oggi la quarta domenica d’Avvento, alla vigilia del Natale stesso. La prima lettura, presa dal secondo libro di Samuele (2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16) narra del re Davide; egli, avendo scelto a capitale del suo regno la citta gebusea di Gerusalemme, la conquista e ne inizia la trasformazione a città regia; costruisce il palazzo reale e, per ostentare la sua potenza politica, esprime il desiderio di costruire anche un tempio per il Signore; ma Dio, attraverso il profeta Natan, rivela a Davide che la costruzione del tempio per il momento non è necessaria! Egli non accetta la “casa” che il re gli vuole costruire, perché valuta il dono non tanto dall’ostentazione della ricchezza esteriore, come appunto intende Davide, ma dalle disposizioni del cuore dei fedeli; tuttavia, per ringraziarlo del suo buon proposito, il Signore annuncia al re che la sua discendenza godrà di una gloria ben più valida di qualsiasi gloria umana: essa sconfinerà nell’eterno! Tale promessa è da intendersi nella prospettiva messianica; difatti, dalla discendenza di Davide sarebbe nato il Messia, il Figlio di Dio, il Salvatore degli uomini! Pertanto, non sarà Davide a costruire una “casa” al Signore, ma sarà Dio stesso a “costruire la casa”, ossia a garantire un casato regale a Davide con l’avvento del Messia, discendente appunto dalla stirpe regale davidica! E questa è la più edificante notizia che un re, come Davide, potesse mai ascoltare e desiderare!
Il brano della seconda lettura (Rm 16, 25-27) è tratto, invece, dagli ultimi versetti della lettera che San Paolo scrive alla comunità cristiana di Roma; l’Apostolo spiega che il vangelo annunciato da lui anche ai pagani, è lo stesso vangelo di Gesù Cristo! Anch’essi, sebbene non ebrei, con l’accoglienza del Vangelo sono resi partecipi dei beni celesti! In quest’ultimi versetti scorgiamo ancora il fervore dell’Apostolo nel voler interpretare rettamente il disegno salvifico di Dio e il pensiero di Gesù Cristo! L’estensione del dono della salvezza a tutti i popoli è stata rivelata progressivamente: prima velatamente, poi sempre più chiaramente attraverso i profeti ed infine, nella pienezza dei tempi, apertamente da Gesù Cristo stesso! L’uomo nella sua finitezza può conoscere solo per gradi, ecco perché il Signore ha scelto di rivelarsi gradatamente e come unico Redentore per tutti gli uomini! Quando, però, viene riconosciuta l’universalità del progetto salvifico di Dio, allora non si può che rendere lode e onore al Signore per la sua sapienza e bontà!
La pericope evangelica di oggi, tratta dal vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38), riporta l’annunciazione dell’angelo a Maria Santissima: essa, la piena di grazia, è stata scelta dall’Eterno Padre ad essere la madre del Messia, tanto atteso. Dio è fedele alle sue promesse e vuole stipulare una nuova alleanza con l’umanità, inviando il suo Figlio; la sua venuta, però, non si realizza secondo parametri umani; Lui viene tramite una giovane donna, abitante di un’oscura località della Galilea, il villaggio di Nazareth; essa viene salutata dall’angelo come “la piena di grazia” e di questo deve gioire: ”Rallegrati, Maria”!
Nell’annunciazione Maria inizia l’accesso al mistero nascosto nei secoli e liberamente lo accoglie con un sì; finalmente con l’assenso di Maria inizia la nuova creazione, ossia la redenzione del genere umano. Così, se la creazione non ha necessitato del consenso umano, la redenzione, invece, vede Dio scendere verso l’uomo e chiedergli il permesso di poterlo salvare; l’onnipotenza divina manifestata nella creazione ora si umilia, scendendo verso una sua creatura per domandarle di poter estendere quella nuova “Vita”, che trasformerà il peccatore in santo, l’empio in giusto, lo schiavo in figlio; la depositaria di tale meraviglioso progetto salvifico è Maria, un’umile creatura, che, proprio per la sua generosa collaborazione, d’ora in poi tutte le generazioni chiameranno beata. Tutta la creazione stupisce dinanzi all’umiltà di Dio, che si riverbera in quella di Maria; così, nell’ascolto e nel consenso di Maria, l’onnipotente Dio diventa l’Emmanuele, il Dio-con-noi. L’eterno entra nel tempo, il celeste si fa terrestre, l’invisibile si fa visibile, il divino si umano, affinché l’uomo possa diventare come Dio.
Guardiamo a Maria ed imitiamola nella sua umiltà, nella sua generosa disponibilità e, soprattutto, nell’ascolto della Parola di Dio, che crea, redime e santifica. Amen.