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Pasqua di Resurrezione: “Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!”

Per antichissima tradizione questa è «la notte di veglia in onore del Signore», giustamente definita da sant’Agostino «la veglia madre di tutte le veglie». In questa notte il Signore è passato per salvare e liberare il suo popolo oppresso dalla schiavitù; in questa notte Cristo è passato alla vita vincendo la grande nemica dell’uomo, la morte; questa notte è celebrazione-memoriale del nostro «passaggio» in Dio attraverso il battesimo, la confermazione e l’eucaristia. Vegliare è un atteggiamento permanente della Chiesa che, pur consapevole della presenza viva dei suo Signore, ne attende la venuta definitiva, quando la Pasqua si compirà nelle nozze eterne con lo Sposo e nel convito della vita.

Si può dire che per la Chiesa che celebra è sempre Pasqua, ma la ricorrenza annuale ha un’intensità ineguagliabile perché, in ragione della solennità, ci rappresenta quasi visivamente il ricordo dell’evento». La successione dei simboli di cui è intessuta la Veglia esprime bene il senso della risurrezione di Cristo per la vita dell’uomo e del mondo.

La veglia ha inizio con la Liturgia della luce: il mondo della tenebra è attraversato dalla Luce, il Cristo risorto, in cui Dio ha realizzato in modo definitivo il suo progetto di salvezza. I catecumeni e battezzati, che la tradizione cristiana ha definito «illuminati»: per la loro adesione vitale a Cristo-Luce, sanno che la loro esistenza è radicalmente cambiata. Dio li «ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile e davanti a loro ha dischiuso un orizzonte di vita e di libertà. Ecco perché si innalza il canto nuovo (il preconio, il gloria, l’alleluia) come ricordo delle meraviglie operate dal Signore nella nostra storia di «salvati», e come rendimento di grazie per una vita di luce.

Segue poi la Liturgia della parola: le 7 letture dell’Antico Testamento sono un compendio della storia della salvezza. Nella consapevolezza che la Pasqua di Cristo tutto adempie e ricapitola, la Chiesa medita ciò che Dio ha operato nella storia. Quella serie di eventi e di promesse vanno riletti come realtà che sempre si attuano nell’ oggi della celebrazione; sono dono e mèta da perseguire continuamente.

Nell’omelia il Vescovo ha ricordato a tutti l’importanza del grande dono che il Signore ci ha fatto con la sua morte e risurrezione che si esplicita nel sacramento del Battesimo con il quale siamo diventati figli di Dio. Ha poi ribadito che i cristiani devono ricordarsi sempre di essere membri della grande famiglia della Chiesa soprattutto nell’esperienza di vita quotidiana.

Nella Liturgia battesimale il popolo chiamato da Dio a libertà, deve passare attraverso un’acqua che distrugge e rigenera. Come Israele nel Mar Rosso, anche Gesù è passato attraverso il mare della morte e ne è uscito vittorioso. Nelle acque del battesimo è inghiottito il mondo del peccato e riemerge la creazione nuova. L’acqua, fecondata dallo Spirito, genera il popolo dei figli di Dio: un popolo di santi, un popolo profetico, sacerdotale e regale. Con i piccoli Michelangelo e Mariana che quest’anno hanno ricevuto il Battesimo, tutta la Chiesa fa memoria del suo passaggio pasquale, e rinnova nelle promesse battesimali, la propria fedeltà al dono ricevuto e agli impegni assunti in un continuo processo di rinnovamento, di conversione e di rinascita.

Infine la Liturgia eucaristica è il vertice di tutto il cammino quaresimale e della celebrazione vigilare. Il popolo rigenerato nel battesimo per la potenza dello Spirito, è ammesso al convito pasquale che corona la nuova condizione di libertà e riconciliazione. Partecipando al corpo e al sangue del Signore, la Chiesa offre se stessa in sacrificio spirituale per essere sempre più inserita nella pasqua di Cristo.

Cristo Signore è risorto, alleluia! È veramente risorto, alleluia! Auguri a tutti!

A cura di: Antonio Battista – Jacopo Incollingo